Una tipica giornata di quarantena di un futuro (spero) tecnico estetico

Mariachiara Pasquali descrive la sua "giornata tipo"

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Riceviamo da Mariachiara Pasquali queste riflessioni sulla quarantena forzata cui ci ha obbligato Covid-19. E’ la testimonianza diretta di una giornata tipo a Mompiano.

Non so da quando siamo in quarantena…

Scusate sono ancora qua, ero uscita un attimo. Non da casa (che cosa pensate?). Sono uscita dal bloc-notes del mio telefonino per… andare a cercare su internet la data precisa.

Vi confermo che sono 42 giorni e sapete che il totale di queste ore supera le famose 990 che dobbiamo fare in un anno scolastico? Sono proprio scioccata.

Così come il fatto che non so il giorno della settimana e del mese perché ognuno si assomiglia a quello prima e a quello dopo.

Io e la mia famiglia ci siamo resi conto solo giovedì che la domenica successiva sarebbe stata Pasqua. Penserete: “che disagio!”. In verità me ne sono accorta solo perché venerdì non ci sarebbero state lezioni online che in un qualche modo scandiscono il passare della settimana.

So solo quando sono sabato e domenica dall’obbligo che ho di andare a salutare i nonni del quartiere. Una visita, con tutte le precauzioni del caso, per volontariato, l’unico momento in cui evado dalla quarantena.

E nonostante la buona azione che faccio mi hanno fermato tre volte… Uff.

Non mi hanno ancora fermato i Carabinieri (mi mancano) poi ho tutti i timbri possibili e immaginabili, come una collezione.

In verità sono ….cascata nella rete anche dell’accalappiacani, ma non credo che possa dare multe agli umani!

Dopo questa premessa che sembra il primo capitolo della Divina commedia, vi vorrei descrivere la mia giornata tipo. 

So quando è mattina perché la sveglia suona senza pace nella mia stanza. Voi pensate siano le 7 o le 8 invece no cari: sono le 6.01!

Dopo un’abbondante colazione, fatta mentre mi vesto, devo correre a prendere il giornale e consegnarlo a tre nonnini: 1 km solo per andare in edicola, mica abitano vicino questi signori. Figuriamoci!

Dopo le corse per il Quartiere arrivo a casa: ho circa 40 minuti per allenarmi prima delle video lezioni. Intanto che si accende il computer finisco gli ultimi 40 addominali e poi ecco un po’ di “tregua” dalle mie folli corse.

So quando è l’ora di mangiare perché tutte premono per fare l’appello di chiusura e andare a mangiare. Lo capisco anche dal fatto che il mio stomaco sempre un “rave party” dal chiasso che fa.

Poi, se ci va bene alle 15.30, se va male alle 17, siamo libere… di studiare per il giorno successivo.

La cena è “qualcosa così”, è il nome del pasto quando mia mamma si improvvisa boss delle mascherine… Non cercate di chiedermi di darvele perché sono solo per persone over 70 e residenti a Mompiano.

La sera penserete che mi riposi? Si, dopo aver fatto un po’ di pesi e studiato la mia fantastica lunga approfondita (vorrei aggiungere un altro aggettivo ma non mi viene in mente) tesina.

So quando è notte perché sogno la libertà. La libertà di poter andare in città e trovarmi il mercoledì sera con i miei amici a “raiddare”, con l’unico pensiero di non mettere i piedi sulle panchine della Loggia perché sennò il vigile (ormai nostro…amico) ci sgrida.

Ecco. Ho impiegato 1h40 per scrivere questo articolo. Da che cosa lo capisco? E’ appena suonata la sveglia per andare a fare la doccia dopo una fantastica e più che meritata abbronzatura in piscina. Piscina? Macchè, sono chiuse! E’ il giardino di casa mia, o meglio di mio papà (la butto sull’ironia per non buttarmi su qualcosa che non fa rima ma rende l’idea).

Ecco, poi sento che qualcuno si annoia… Beh, io mi rilassavo di più quando era tutto normale“.

Pasquali Mariachiara 4a tecnico estetico