“Stelle sulla terra”: un film per riflettere sulla disabilità

Buio in sala e umiltà: così a Ponte di Legno si affronta il difficile tema della disabilità

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1999

In seguito ad alcuni spiacevoli eventi riguardanti l’atteggiamento di alcuni nostri compagni nei confronti degli allievi con disabilità, l’assistente Andrea ci ha proposto di guardare un film per riflettere insieme e sensibilizzarci al tema della fragilità.

Stelle sulla terra” è un film particolarmente interessante e sensibile alla tematica della disabilità. Ishaan è un bambino di nove anni con molte difficoltà a scuola. Ripete la terza classe e ogni materia rappresenta per lui un problema. Dopo un incontro con gli insegnanti, i genitori decidono di iscrivere il bambino in un collegio. Per lui è molto difficile allontanarsi dalla famiglia e vivere in un ambiente che non conosce, ma riesce a trovare un amico, il migliore studente della classe. Nel nuovo istituto il bambino non ce la fa tuttavia a far progressi e sprofonda nella depressione, fino a quando arriva un nuovo maestro di arte, Ram Sanchar.

Il maestro rimane profondamente colpito dalla creatività e dal talento che Ishaan dimostra nell’arte e decide di prendersi personalmente cura del bambino, intraprendendo con lui un percorso di riabilitazione della lettura e della scrittura. Inoltre organizza una gara di pittura per tutta la scuola per permettergli di mostrare la sua abilità nel disegno, dove Ishaan, facendo un bellissimo dipinto, arriva primo battendo perfino il proprio maestro e, finalmente, sul suo viso si stampa un sorriso.

Non sempre è facile relazionarsi con persone che hanno alcune difficoltà: non siamo per niente abituati e dobbiamo un po’ tutti imparare a capire cosa pensano, cosa provano, cosa hanno vissuto. Sono ragazzi speciali che hanno dentro un mondo tutto da scoprire. Possono sembrare delle persone forti, ma hanno all’interno una fragilità e una sensibilità da non sottovalutare. Dobbiamo sentirci responsabili della loro serenità, e coinvolgerli il più possibile nelle attività che facciamo normalmente.

M’Barki H’Dilia