Nel cuore della Bretagna: un mese che avremmo voluto non finisse più

Il racconto degli studenti impegnati in uno stage oltre confine, nella bella Rennes

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L’importanza degli stage all’estero la si riscontra anche nei ricordi che riportano i ragazzi una volta rientrati alle loro attività scolastiche quotidiane. Soprattutto quando ha una durata di un mese!

Ecco un altro esempio di …entusiasmo, testimoniato per #ZanaNews dai ragazzi della 4^ CFP Zanardelli di Ponte di Legno.

Siamo gli allievi della 4^ del C.F.P. Ponte Di Legno, 11 ragazzi che hanno intrapreso un’esperienza all’estero fantastica: uno stage di un mese in Francia. Precisamente a Rennes, capoluogo della Bretagna. Una cittadina rimasta antica, con case e costruzioni che hanno più di 100 anni ma con centro e mezzi di trasporti molto moderni e nuovi.

Siamo partiti il 26 gennaio, con il pullman, facendo un cambio a Torino per poi arrivare a Lione, dove ci siamo fermati in un ostello tre notti per vedere ‘Le coupé du Monde de la patisserie’ (la Coppa del Mondo della pasticceria) e per tifare l’Italia. Purtroppo non abbiamo vinto ma siamo comunque arrivati sul podio, ottenendo la 3° posizione.

Oltre ad aver visto il campionato mondiale, abbiamo visitato Lione e siamo andati ad una fiera per i ristoratori chiamata ‘Shira’, con i vari padiglioni del mondo e le diverse tipologie di cibo. Appena entrati, abbiamo trovato subito il padiglione dell’Italia, che serviva il caffè espresso. Essendo tutti un po’ ‘in astinenza’ ne abbiamo preso subito uno, perché il caffè in Francia è simile a quello americano, cioè allungato con un sacco di acqua e non di nostro gradimento.

Dopo aver passato tre giorni a Lione ci siamo spostati verso Rennes con il TGV (linea di treni veloci della Francia). Arrivati nel capoluogo, siamo stati accolti da un’insegnate della scuola con cui stavamo collaborando, che ci ha portato all’ostello dove avremmo alloggiato per un mese.

Il giorno dopo, sempre con Silvie (l’insegnante della scuola francese) siamo andati in giro per Rennes a vedere dov’erano posizionati i vari ristoranti (9 per 11 ragazzi), tra l’altro i locali assegnati a noi sono i migliori della città.

Il problema principale di tutta questa esperienza è stata la lingua, anche perché a scuola studiamo inglese e tedesco. Pochi francesi parlano la nostra lingua e solo alcuni sapevano l’inglese, quindi la comunicazione è stata sicuramente la cosa più difficile, soprattutto durante il lavoro. Ma dopo qualche giorno già riuscivamo a intenderci.

La scuola con cui abbiamo collaborato ci ha chiesto di passare una giornata da loro per una piccola lezione sui prodotti tipici bretoni. Ci hanno offerto il pranzo preparato dai ragazzi della scuola e subito dopo abbiamo fatto una lezione di francese, giusto per riuscire a risolvere da soli le varie possibili situazioni, in caso ci fossimo persi, per una qualsiasi emergenza o anche solo per presentarci.

Per quanto riguarda la cucina, quasi tutti siamo stati assegnati fin da subito a un ruolo ben preciso come la gestione degli entrèe, dei dessert o di entrambi. Nessuno è stato assegnato ai “plat”, i nostroi ‘secondi’.

Per quando riguarda la sala, invece, sempre per il problema della lingua, siamo stati assegnati al bar. Qualora ci capitasse di fare servizio ci sforzavamo di comprendere i desideri dell’eventuale cliente per  soddisfarne la richiesta, oppure chiamavamo un nostro superiore.

Nei vari ristoranti si sono dimostrati tutti molto disponibili. Siamo inoltre riusciti a farci assegnare tutti gli stessi giorni di riposo: la domenica e il lunedì, questo anche perché la maggior parte dei ristoranti chiude sia la domenica che il lunedì (assurdo per noi).

Organizzati grazie a questa coincidenza di giorni liberi, ci siamo dedicati alla conoscenza della Bretagna, visitandone i luoghi più belli, come Mont Saint-Michel, un isolotto situato a nord della Bretagna, un castello accessibile solo in alcune ore della giornata per via dell’alta/bassa marea: un posto fantastico e consigliassimoSiamo poi andati a Saint-Malo, cittadina sul mare con splendide mura a ‘protezione’. A Cancale, considerata la città delle ostriche, ne abbiamo degustato la specialità sul lungo mare, ‘lanciando’ poi i gusci sulla spiaggia. 

Torniamo però all’esperienza lavorativa: ci siamo trovati bene e tutti saremmo voluti rimanere per un altro mese. I nostri chef e maître sono rimasti molto soddisfatti e stupiti del nostro impegno. Alla maggior parte di noi hanno offerto l’opportunità di tornare quest’estate, con alloggio gratuito: stiamo valutando cosa fare. Magari ci faremo un pensierino tutti insieme, chi lo sa…

Tornati altre due volte nella scuola francese, non abbiamo fatto lezione ma ci siamo dedicati a servizio, e lavorato con gli studenti, che ci hanno mostrato alcuni dei loro piatti tipici.

In conclusione: siamo stati bene ed è stato per molti versi un vero dispiacere tornare in Italia. E un dramma tornare a scuola. Di certo abbiamo riportato in Valcamonica la gioia di aver partecipato ad un’esperienza davvero entusiasmante”.

LA CLASSE 4° C.F.P. PONTE DI LEGNO